Di Maio, Taleb e La Politica del Fare
Luigi Di Maio dichiara che il Movimento 5 stelle presenterà un programma di abolizione di 400 leggi inutili, quelle per cui, ogni qual volta abbiamo un problema, non si sa quale è la legge di riferimento per quel problema e non si sa neanche quale è l’ente che deve risolvere il problema. Se si va da un professionista, questo vi dice che la legge cambia ogni mezza giornata. Ed infatti a Roma viene fuori una legge ogni due giorni e mezzo, al netto delle normative europee e le leggi regionali, Un vero e proprio guazzabuglio.
Per Luigi Di Maio "In questo Paese non servono nuove leggi, serve abolire quelle inutili che complicano la vita di cittadini e imprese."
Sburocratizzazione Liberista?
Ma prima di entrare a gamba tesa contro la retorica del fare e del Governo che cerca di prendere il "toro per le corna" articolando con decreti ed azioni la sua visione politica, determinandone una cura che è peggio della malattia stessa, meglio sgombrare il campo dalla tentazione di classificare gli annunci del Movimento 5 Stelle come azioni di deregulation di stampo liberista. Neanche a farlo apposta Naomi Klein, nel sul nuovo
libro, “shock politics, l’incubo Trump e il futuro della democrazia” critica la politica dei primi mesi dell’amministrazione Trump di cancellazione della parte della amministrazione Trump di tantissime leggi e regolamenti bollandole come azioni ultraliberiste. Va da se che l'amministrazione Trump difende questa azione come una sburocraticizzazione di alcuni campi amminsitrativi. E’ ovvio che non basta dire no, ma bisogna dire "cosa si cancella". Secondo la Klein il governo Trump non ha bisogno di fare piaceri o favori alle multinazionali, perché è una multinazionale esso stesso. Il nuovo presidente ha piazzato il suo genero Jarod Kushner alla testa di uno “swat team”, un unità speciale piena di grandi manager incaricata di trovare nuove regole da eliminare, nuovi programmi da privatizzare e nuovi modelli per fare funzionare più come un impresa” il Governo Statunitense…. Incalzato sui risultati concreti dell’amministrazione dei primi mesi, il responsabile del bilancio Mick Mulvaney ha citato la raffica di ordini esecutivi di Trump sottolineando che “quasi tutti sono leggi e regolamenti che eliminano altre leggi, regole che liberano da altre regole” . Queste regole secondo la Klein rappresentavano risultati raggiunti in termini di stop all’inquinamento e balzelli che occorrono alla redistribuzione del reddito. Insomma in questo senso da parte dell’amministrazione Trump dei decisi passaggi Reazionari pro capitalismo. Il capitalismo con trump risorge per l'ennesima volta, non muore mai, ma non è questo il senso dei tagli annunciati dal movimento 5 stelle in riguardo alla sua futura attività di governo.
Per dire una definitiva parola sull'argomento, potremmo dire che mentre la sburocraticizzazione dell attività degli uffici, per loro natura burocratica, nel caso del liberismo capitalista americano è solamente una scusa per potere deregolamentare ciò che più piace agli amici lobbisti, per il Movimento 5 Stelle, si tratta di un effettivo percorso di sburocratizzazione. Anche David Graber nel suo "Burocrazia" ci spiegava come la burocrazia piacesse tanto ad alcune formazioni politiche e meno a quelle liberiste, e spesso le forze di sinistra si innamorano della burocrazia, spesso un vero e proprio cancro per l'attività di impresa, ma anche per i processi sociali più delicati quali l'adozione, il reddito di cittadinanza, le tasse universitarie e quant'altro.
La Malattia dei Newcomers, l'uomo del Fare e i Governi del Fare
Eccoci a noi, torniamo al momento in cui un governo nuovo, che vuole cambiare un Paese, inonda il paese di regole nuove, prova ad operare iol cambiamento con i suoi decreti; spesso, ed esistono decine di casi, non si fa altro che compiere delle azioni che smuovono le acque ma alla fine gli atti che questo nuovo player mette in opera per risolvere il problema, diventano essi stessi il problema. Abbiamo spesso e volentieri un governo che prepara una riforma che serve a mettere a posto i danni fatti dalla riforma presentata dal governo precedente, creando a sua volta ulteriori danni. Probabilmente l’alto apprezzamento tra i nostri concittadini in riguardo all’operato del MoVimento 5 Stelle è dovuto anche al fatto che abbia messo seriamente in crisi il modello di governo “del Fare”, di cui Silvio Berlusconi si è visto protagonista nei suoi governi, e che ha visto in Campania Vincenzo de Luca come degno rappresentante.
L’uomo del Fare che segue pedissequamente la politica del fare, quel modo democraticamente autoritario di mettere un tappo in bocca alla parte di democrazia considerata “perdita di tempo” o “politica politicante”, ripetendo il mantra del “fare” un numero talmente sconfinato di volte da apparire persino ridicolo quando lo si ascolta. In pratica solo "facendo qualcosa", in un determinato lasso di tempo ( il tempo è la novità di questi lustri), l'azione politica, intesa come l'attività di una legislatura, avrà successo. Questo modo di fare materia politica ha fatto nella recente storia maggioritarista degli ultimi 30 anni in Italia la parte del Leone. Si fa. Si spende e, siccome c'è l'uomo solo al comando, il cittadino deve restare a casa sua, sperare soltanto che l’uomo del fare pensi di fare una cosa buona. Qualora dovesse andare diversamente, qualora l'uomo del fare inizia a fare qualcosa che non va, un industria inquinante, un inceneritore, un a speculazione edilizia, l'unica soluzione è che si faccia un comitato oppure che intervenga la magistratura, contabile o ordinaria a seconeda del caso.
Per tanti anni si è detto che Fare comunque è bene, fare, comunque vanga fatto, anche se si va a guastare una cosa che magari prima c’era e funzionava a perfezione; bisogna fare vedere che si fa, a tutti i costi, la percezione deve essere di immediato cambiamento, sebbene si cambi soltanto nella forma, spesso con gravi costi da parte del contribuente. Pare, dopo oltre 30 anni, che molti cittadini si siano stancati di ogni sindaco, presidente di regione, o capo di governo che, una volta salito in poltrona, invece di amministrare, si mette a cantare la sua canzone, per farsi ricordare, come se non fosse l’amministratore di un ente, ma un partecipante al festival di Sanremo. Probabilmente una cattiva interpretazione del maggioritario che vige dagli anni'90 che la crisi economica ha evidenziato
Ipernormazione e velocità del cambiamento
Al di là del fatto che i cittadini si siano stancati della “politica del fare”, esiste in un problema tecnico, che è quello dell’ipernormazione in Italia. In riguardo al mondo delle banche, Vincenzo Imperatore, nel suo “Sacco Bancario” scrive:” Capisco che il vero cancro è quello dell’ipernormazione: leggi, leggine, cavilli regolamenti, normative che, anziché agevolare, complicano il lavoro delle banche e confondono i clienti”. Solo per riportare un esempio, in campo bancario abbiamo delle banche in crisi di identità, dei clienti decisamente confusi, e Bankitalia che oggettivamente, non riesce a controllare le banche, soprattutto le famose sofferenze sugli impieghi che i nemici del governo vedono come dazioni a volte senza regole agli amici degli amici di una determinata parte politica. Tutto questo accade anche e soprattutto perché il quadro normativo nel capo delle istituzioni creditizie è una giungla in continuo divenire.
Anche nel campo giuslavoristico, il sociologo De Masi, che è stato consulente anche per il Movimento 5 Stelle, ha scritto nel suo "Lavorare tutti lavorare gratis" che non occorre una legge, non sarà una serie di norme a caratterizzare quello che sarà il futuro del lavoro, ma che il mondo dell'economia e le condizioni dei lavoratori evolveranno sulla base di quello che sarà il mercato e il mondo delle innovazioni dei carichi e dei flussi informativi aziendali, la legge, se semplice e non una giungla di norme in continuo divenire. ed il mercato del lavoro si muove ad una velocità così alta che alla fine il solo ragionare di una legge nuova potrebbe renderla già antiquata. In questo settore andrebbero fissati soltanto pochi paletti sui diritti dei lavoratori e, naturalmente cercare di comprendere come fare a migliorare l'algoritmo redistributivo della ricchezza che, oggi e ancor più in futuro, si nasconderà sempre di più all'interno di chip, cluod e memorie verticali.
Il Governo del Levare (Taleb)
Perché allora, oltre a tante mozioni da proporre e cose da realizzare, non si possa pensare ad una proposta politica che è legata ad una filosofia specifica, quella del “Governo del levare?” Come fare? Semplicissimo. Esiste una legge? Funziona? Regola rapporti economici civili e sociali correttamente? Semplice, se la valutazione delle legge esistente è buona, lasciarla lì, evitando di correggerla. Esiste una legge che manifestamente, ascoltando i portatori di interessi, non funziona? Evidentemente o era sbagliata o il momento storico che ha visto quella legge è stato superato. In questo caso o la si annulla lasciando libero il settore dal legislatore, oppure si ripristina la legge precedente che funzionava meglio.
In merito al fatto che un governo che “faccia poco” sia un governo virtuoso, si esprime Nassim Nicholas Taleb. L’economista New Yorkese nel suo recente saggio “Antifragile” elogia il modello Svizzero e ci spiega il perché:” Dal punto di vista economico (la Svizzera) è il Paese più robusto del mondo, e lo è da diversi secoli. Questo Paese offre rifugio, sicurezza e stabilità. Ma tutti questi esuli non si rendono conto dell’ovvio: il paese più stabile del Mondo non ha un Governo. E questo Paese non è stabile nonostante l’assenza di un governo, è stabile proprio perché non ne ha uno….Non è del tutto vero che gli svizzeri non abbiano un governo centrale, quello che nel linguaggio comune si identifica con (il) Governo: ciò che li governa è un insieme di sistema municipale, bottom-up, composto da enti locali chiamati cantoni, quasi dei mini stati sovrani uniti in una confederazione” Taleb non è svizzero, ma è spesso in svizzera ed ha capito che c’è una grande litigiosità su temi futili e parlare del proprio comune tiene i cittadini lontani dal “romanticismo delle utopie”. Insomma Taleb, esperto di sistemi economici e quindi sociali, dice che questo “mondo” regolato da mozioni che vengono dal basso implementate dai comuni, dai cantoni e poi dal governo federale, ci regala un modello da proporre decisamente noioso, ma formidabilmente stabile, definendolo una “noiosa stabilità”.
Non sarà che le parole di Nicholas Taleb possano aprirci a riconsiderare quello che può essere in termini generali descritta come la "cura a 5 stelle?" E riescano a spiegare a cosa, in ultima analisi, probabilmente riuscirà ad arrivare un governo governato dai cittadini che guardano l’istituzione dal basso in alto? Non sarà che una “noiosa stabilità” è ciò a cui ci porterà il governo pentastellato, con le sue mozioni lontane anni luce dal romanticismo delle utopie? E non è forse quello che i cittadini italiani chiedono oramai da anni con incessante continuità? Essere, per un lungo periodo di tempo, lasciati in pace.
Nel dibattito si fa notare Massimo Gramellini, uno scrittore che è sempre stato particolarmente severo con il M5S, e nel suo "requiem a spelacchio" chiude con un frase. Scrive che "Spelacchio non sarà un problema, ma è un emblema. Di un modo di intendere la cosa pubblica.... Ma, (i 5 stelle) avendo sogni piccoli, faticano a dargli linfa vitale, a rivestirlo col verde della speranza." Forse, con quei "sogni piccoli", anche i più acerrimi detrattori della politica "grassroot" del movimento 5 stelle, stanno iniziando a capire di che cosa si tratta, una governance difficile da capire, che, sotto gli slogan sul cambiare tutto, sul rovesciare la piramide di comando, si vanno ad incardinare tante proposte pragmatiche in grado davvero di migliorare la vita dei cittadini, senza la presenza delle grandi utopie, fatto salvo quella appunto di affidarsi quasi completamente ad un sistema sociale regolato e moderato attraverso la rete internet.
Davide Gatto
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